Siamo in una mattina di primavera assai precoce, come dimostrano le foglie dell'albero in primo piano: le nubi a strati alludono alla presenza di aria fredda che danno origine più a brezze che a venti.
Al carattere cretaceo dei campi, messo in rilievo dal colore ocra scuro, i prati della pianura sono, al confronto, più verdi: indice di rinascita dopo la purificazione.
Le fonti di cui l'autore si serve per la costruzione paesistica sono uno schema compositivo arcaico ed uno spettacolo naturale memorizzato,trasformato e divinizzato.
Ad una luce dorata fa da contrppunto una livida nel fondo, che ribalta in primo piano l'evento sacro e allontana, quasi in un limbo di indifferenza, al di là delle figure, ciò che è distante dalla grazia (forse commentando Luca III, 15).
Per raggiungere questo effetto altamente suggestivo l'artista non si serve di una costruzione prospettica rigorosa, ma inserisce elementi di misura progressivamente degradanti verso il fondo.
L'insieme è composto come un mosaico a larghe tessere frastagliate in cui prevale il ritmo, rispetto all'omogeneità, sia nella stesura dei colori sia nella resa spaziale, dove il degradare degli elementi assume una funzione, per così dire, metrica.
In contrasto con lo schematismo semantico della cromia delle vesti degli astanti, fa da elemento visivo catalizzatore, vero perno della composizione, la lucentezza della veste bianca del Cristo, simbolo di catarsi.
La dialettica tra umano e trascendente, in un continuo gioco di scambio, si sostanzia a livello stilistico particolarmente in relazione alla resa delle figure in primo piano.
Realismo stilizzato: il ruolo fondamentale è giocato dalla condizione ad un tempo primordiale dei personaggi e del Cristo vestiti con semplici e povere tuniche.
La mimica è incentrata su gesti affettuosi che comunicano calma e umiltà.
L'inclusione di questa parabola umanistica nella scena religiosa deriva, forse,da una contaminazione letteraria tra Seneca (De Beneficiis I, 13) e San Tommaso.
Emerge in tutto ciò un atteggiamento umano, in chiave pauperistica, che richiama l'interpretazione suggestiva data da Pasolini al ''Vangelo secondo Matteo'', sia nell'atto del Battesimo, sia nei personaggi che l'accompagnano, sia nel paesaggio orientale sul fondo. Lontano dal ''tòpoi'' classici della tematica trattata, Spirito Santo, Angeli che sorreggono le vesti del Battista, neofiti in attesa del Battesimo, l'artista riduce, dunque, l'essenza della narrazione su un piano arcaico ed universale con grande capacità di trasposizione dal passato all'attualità. Una pittura quella di Maurizio Rinaudo che esorta alla preghiera ed alla meditazione.
Dr. Alberto Lucchini
Direttore d'Accademia Belle Arti
Critico d'arte del Principato di Monaco