Maurizio Rinaudo è, senz'altro, un artista contro corrente; lo è perchè solleva la spinosissima questione del ''realismo''.
Il realismo era stato distrutto dalle avanguardie storiche e,successivamente dalle neoavanguardie.

Tutta l'arte contemporanea è arte dell'ermetico e dell'inusitato; questo è accaduto perchè l'arte ha rifiutato, per se stessa, una funzione materna ed assertiva, una funzione tendente a ribadire, nel fruitore, il già noto, l'abitudine a prendere abitudini. Rinaudo, fervido creatore di dipinti, sculture e disegni nonchè lungimirante assertore di una esplicazione di una cifra leggibile, teme che però, abbandonato il realismo, ci si allontani anche dalla grande questione filosofica che al realismo è legata.
E' dunque da un punto di vista contemporaneo-realista (oltre che pittorico) che dobbiamo guardare al laavoro del nostro.

Osserviamo i quadri su Torino (grande protagonista di questa rassegna), Venezia,New York, Parigi.
La sezione dedicata al paesaggio puro o quella dedicata alla natura morta.
L'ipotesi guida è quella della riconoscibilità; siamo cosi riportati al dato, ad un tantum liberato dalle suggestioni magate dall'enigma. L'infinito ed il trascendentale escono del tutto sconfitti dalla pittura di Rinaudo. ''Finitismo'' e ''fenomenismo'' sono protagonisti indiscussi della ricerca dell'artista nato nel cuneese ed operativo ad Osasco.
L'arte, per lui, non è alla ricerca del noumeno che si staglia dietro le cose; le cose sono le cose, come dice Pessoa.

I fenomeni rimandano ai fenomeni e questi esauriscono l'inteo arco vitale dell'essere e del male. Detto questo l'artista sottolinea potentemente un altro aspetto del realismo; al naufragio del trascendente si staglia, conseguentemente, lo scacco di ogni forma di ''nobilitazione''.
La pittura non guarda verso l'alto (qulsiasi esso sia), ma insiste il fenomeno sin dentro le strutture più infime della ''deiezione''. Di qui  la serie di ''Mini'' che celebra a piene mani i gradi più bassi dell'essere con voluta attenzione.
Il nostro non intraprende le strade di certa arte dell'ultima ora; no opera il passaggio dal quadro all'oggetto.
E' sempre alla pittura, al fare, al creare, che rimane demandato il compito di trttare del fenomeno; ciò accade perchè Maurizio Rinaudo vuole costringere la pittura, una volta dedita alle cose nobili e nobilissime, ad occuparsi di ciò che non viene invaso dalla luce trasfiguratrice dell'eidos.
E' dunque Platone l'oggetto della polemica insita nel suo operare: non si creda che si tratti di una posizione anacronistica. Il platonismo risorge continuamente dalle sue ceneri e pertanto si rende necessario al fenomenismo di affilare le armi in una lotta che durerà sicuramente finchè il sole scalderà il pianeta Terra e accompagnerà le azioni degli uomini.
E, del resto, in oltre trent'anni di di ricerca ed azione pittorica. Rinaudo è giunto a tenere personali a Villa Gualino, alla Sala Civica di Vicolungo (sotto l'egida della Regione Piemonte), al Forum Investissement - Palais De Congrès di Parigi ed è entrto nella ''scuderia'' di una notissima casa d'aste come la Meeting Art di Vercelli.

Tutto questo contornato da una pregevole pubblicazione ricca di preziosi interventi critici che racconta l'incipit ed il divenire di un artista che la rassegna in atto esplica pienamente rendendo il giusto merito ad un artista che non è divenuto tale per prassi, ma per un affilato personale che, da sempre, lo sprona e lo incita a dare il meglio di sé a chi vuole il meglio di sé.

 

 Avv. Giorgia Barbero
Critico d'arte