Biografia e personalità artistica.
(Ed. Arte Italiana per il Mondo)



Maurizio Rinaudo è nato a Venasca, in provincia di Cuneo, il 15 luglio 1946.
Vive e lavora ad Osasco, in provincia di Torino al n° 13 di Via Bricherasio.
Inizia a trattare l'arte sin da giovane, rivelandosi subito un appassionato autodidatta e un profondo amatore del vero, in una tematica aliena da astrazioni e concettualismi.
I suoi dipinti si riallacciano, se così si può dire, alla tradizione piemontese.


Ecco allora i paesaggi apparirci segnati nettamente nei contorni dei volumi e delle masse, quasi fossero opera di un incisore, ecco allora farsi avanti una ricerca di piani e di riflessi luminosi, una risonanza di pensieri e di colori. Le sue visioni sono permeate da un silenzio profondo, preannunciante un'armonia serena ed essenziale.
Osserviamo le sue nevicate (un soggetto a lui gradito): le tonalità pacate configurano in modo organico tutti gli elementi della sua poetica, la sua realtà immediata e spontanea determinante lo spazio e la continuità del colore, steso emotivamente. E gli alberi, sotto certi aspetti approfondiscono il silenzio, la materia risponde docilmente alla sua osservazione e allo studio dell'espressione figurativa. Nella trascrizione di una natura tutta da imitare e da documentare Maurizio Rinaudo fissa sulla tela la bellezza come armonia, quella che può placare, almeno in parte, e risolvere, l'angosciosa alternativa all'esistenza, indirizzandola verso oasi di pace e di serenità.
Non vuole stupire né dilacerare lo spazio con fiammeggianti cromie, il pittore cuneese, ma cercare di rinnovare il paesaggio con le sue personali interpretazioni, distribuendo equamente sulle nevi, sui prati, sugli alberi e nell'atmosfera una luce pacata e serena, il tutto con un sentimento affettuoso verso la natura. Impegno, sincerità e compostezza fanno dunque di lui un osservatore attento che ha dovuto superare tutti gli ostacoli che la pittura innalzava dinanzi a lui nell'atto di dipingere angoli nascosti delle valli montane, o della pianura per farli sopravvivere come testimonianza di una esperienza nostalgicamente umana. Per questa continuità di intenzioni non possiamo perciò accusarlo di non saper elevare a lirica dignità anche le cose più semplici. Che gli provengono soprattutto da quel procedere solitario, avvolgendosi in un alone, come nei suoi paesaggi nevosi.

L'uomo Rinaudo è andato incontro alla pittura con aperto coraggio, difendendo gelosamente la sua candida immediatezza, ma un altro campo, quello assai impegnativo della scultura, l'ha attirato a sé, offrendogli una grande lezione di vita. Appunto come testimonianza della cronaca d'ogni giorno. Scultore in ferro, per cogliere un volto e un atteggiamento con immediata partecipazione e sincera resa poetica.
Tutto diventa chiaro e pulito nei suoi personaggi, come si ha modo di notare osservandoli attentamente ed egli sembra avere in comune con essi gioie e inquietudini, piaceri e dolori.
Figure antiche come il ferro roso dagli anni che fissano attimi di vita, definiscono uno sguardo o determinati impulsi.
E il ferro tormentato e ridotto alla giusta misura respinge ogni tematica che non sia legata alla realtà, che non abbia rapporti con l'umile vita di ogni giorno.

Selezione di alcune note critiche.

Il Rinaudo è un pittore e scultore autodidatta.
Si è dedicato all'arte visiva da alcuni anni, con passione genuina ed estrema sensibilità per la natura. La sua ricerca pittorica si basa principalmente sull'impressione paesista, che traduce ad olio nella tela in un “verismo” rispettoso, ma con una precisa impronta personale e cromatica non priva di suggestiva estetica.
La scultura, invece, è una sua passione in cui si diletta sin da giovane.
L'autore esalta ciò che vede e spontaneamente riversa sulla tela composizioni di splendide campagne, colline e montagne, secondo le loro fasi stagionali. I suoi inverni rigidi e velati, sono ingannevoli nella loro statica esposizione: dopo un attento esame, anche i suoi scheletrici alberi coperti di neve e gelo, riescono a trasmettere al fruitore quel messaggio palpitante di vita.
Il Rinaudo è quindi un paesista che coglie la natura in maniera schietta, ed assimila il paesaggio nella linea della tradizionale paesistica piemontese.
Riesce dunque a trasmettere un messaggio di bellezza e poesia, in una vita frenetica ed insicura come l'attuale, presentandoci tutto quello che di bello e ricco, ancora ci circonda: un fiume che scorre silente; un tramonto; una distesa di acque; un casolare o un villaggio montano. Nelle sue composizioni non mancano animali colti nella loro vita naturale, come figure espressive e sculture di personale e composta forma.
 

Prof. Umberto Callà